lunedì 28 marzo 2016

Blogtour: Berlin - L'alba di Alexanderplatz di Fabio Geda e Marco Magnone, Recensione + My Berlin

Blogtour
 
 
Berlin - L'alba di Alexanderplatz di Fabio Geda e Marco Magnone, My Berlin
 

Sono felicissima oggi di ospitare una delle tappe del Blogtour dedicato al secondo romanzo della serie Berlin di Fabio Geda e Marco Magnone, Berlin - L'alba di Alexanderplatz.
Di seguito potrete leggere la mia recensione e la mia personale esperienza con My Berlin, un carinissimo gioco che spero possa intrattenervi e incuriosirvi!
 

Agosto 1978: nella Berlino senza adulti, sterminati da un virus letale, Jakob si trova a guidare il gruppo dei ragazzi di Gropius contro la minaccia sanguinaria che sta decimando animali e ragazzi in vari punti della città. Ma per sconfiggere il misterioso nemico occorre allearsi con i ragazzi del Reichstag, nemici giurati di Gropius. La spedizione porterà Jakob, per la prima volta, al di là del Muro.
 
 
La mia recensione
 
Voto: 3,5 Stelle

Berlin -L'alba di Alexanderplatz è il secondo volume della serie Middle Grade/YA distopica (per maggiori dettagli sulla finta distopia costruita dagli autori vi invito a leggere la recensione di Berlin - I fuochi di Tegel qui) degli italiani Fabio Geda e Marco Magnone. Sono trascorsi tre mesi dagli eventi de I fuochi di Tegel e per i nostri giovani protagonisti è arrivato di nuovo il tempo di abbandonare il rifugio sicuro dei loro quartieri e riunirsi per affrontare una nuova minaccia: una bestia si aggira per le strade di Berlino Ovest distribuendo paura e morte tra i giovani ragazzi.

Diversamente dal primo volume la narrazione è più consistente e solida, vengono meno capitoli brevi per far posto ad altri più ricchi che danno modo alla storia di svilupparsi e di crescere di pagina in pagina non solo dando forma alla storia ma anche una forte caratterizzazione ai personaggi.

Ritornano Jakob, Bernd e i gemelli Buchner di Gropiusstadt, le ragazze dell'Havel – Britta, Christa e Nina, a quali si aggiungono i più complessi Timo, Claudia e Karl e Roberto, i ragazzi del Reichstag, che al contrario del primo libro prendono il posto più predominante del gruppo dei ragazzi di Tegel.

Ancora una volta la storia narrata scorre veloce sulle pagine e non puoi fare a meno di rimanerne incollati fino al raggiungimento della parola fine. La storia è incalzante e accattivante, già dopo poche pagine dall'inizio si viene catturati dalla storia, intrigati dal mistero che scuote la vita monotona di una Berlino devastata da un virus che silenzioso, giorno dopo giorno, continua la sua corsa.

Alla storia unica che caratterizza il fulcro di questo secondo libro di serie si aggiunge una caratterizzazione più profonda e condita di dettagli dei protagonisti che mostrano al lettore altri aspetti delle loro vite. Questi vengono di volta in volta attirati dai ricordi nostalgici del passato che si manifestano in svariati flashback che pongono l'attenzione su dettagli della loro vita e che spiegano anche il loro modo unico di agire: vedremo una Christa indomita, un Timo più riflessivo e dolce che riesce quasi a redimersi agli occhi del lettore, Jakob sempre logico e ragionevole ma anche innamorato perso.
Ognuno dei protagonisti ha il suo spazio, riesce a farsi conoscere dal lettore che di pagina dopo pagina imparerà a riconoscerli, capire le loro motivazioni ed anche ad immedesimarsi in essi.

Alla complessità di una trama più ricca di dettagli e caratteristiche si aggiunge anche una vasta gamma di tematiche che da quelle classiche dei libri coming of age, crescita ed accettazione, affianca una serie di temi profondi e importanti come l'impatto dell'amore di qualcuno da poter chiamare famiglia, la forza che può dare un abbraccio, la forza dell'amicizia, il profondo legame che lega due fratelli, la paura irrazionale dell'ignoto, la forza e la condivisione unica che può dare solo la comunità e il lavoro di squadra.

Riguardo alla cornice distopica non viene introdotto nulla di nuovo salvo alcuni dettagli “storici” che hanno preceduto l'isolamento di Berlino Ovest nelle notti precedenti all'apice del contagio.
Nessun nuovo elemento viene introdotto, una scelta saggia che permette così agli autori di focalizzarsi sulla costruzione dei protagonisti.

Una lettura veloce, emozionate ed eccitante che riesce a tenere il lettore incollato alle pagine per tutto il tempo della lettura. Una narrazione incalzante, una trama lineare ma ben costruita che rendono questo secondo capitolo una spanna superiore al precedente ma soprattutto un libro capace di lasciare il lettore con una voglia matta di mettere le mani sul seguito.

3,5 Stelle

 
 

Come ogni giorno mi avvicinai al quaderno, al mio diario.
365 giorni dal contagio.
È trascorso un anno da quando in città non siamo che rimasti solo noi ragazzi.
Quanto è stato difficile cercare un luogo in cui rifugiarsi ed essere al sicuro, ancora penso a quando si prendevano d'assalto i supermercati e le salumerie della città in una specie di corsa all'oro. Meglio non ricordare quei giorni di terrore e paura, ora siamo al sicuro, ora sono al sicuro.
Anche oggi la temperatura è accettabile, siamo in inverno, ma qui a Napoli le temperature non sono mai state rigide, il nostro rifugio in più è esposto al sole per quasi tutta la giornata e le ampie finestre filtrano i raggi del sole riscaldano le stanze consentendoci di conservare la legna recuperata per la brace solo di notte, quando davvero si raggiungono 2°/3°.
L'idea di occupare uno dei palazzi più imponenti di Via dei Mille è stata di Antonio, lui sì che era un ragazzo che vedeva lontano, non solo è riuscito a controllare in poco tempo quella che oggi è la nostra zona di competenza, ma ha fatto in modo di radunare intorno a sé i ragazzi più in gamba, non solo pronti a tutto per difenderci dalle aggressioni dei gruppi rivali - gli spagnoli per quanto più incuranti del pericolo erano pronti a tutto per soffiarci le scorte di cibo in latta ed una volta al mese provano ad intrufolarsi nella nostra dispensa venendo ripetutamente scacciati da Carlo e i suoi fratelli, una banda di ragazzini che sanno suonarle come non ho mai visto prima, capaci di spaventare anche noi ragazzi più grandi - ma anche capace di radunare intorno a sé ragazzi capaci di cucinare, rassettare, lavare e medicare qualcuno quando malato e ferito.
Se non ci fosse stato Antonio non so che fine avrei fatto, è stato lui a condurmi dai Mille, erano trascorsi un paio di mesi da quando si erano create le varie fazioni e la città si era divisa in gruppi, c'erano i Mille, tutti desideravano farne parte, ma potevi accedervi solo entrando nelle grazie del capo, all'epoca non sapevo che aspetto avesse, come si chiamasse; gli Spagnoli, che non si erano allontanati da via Toledo e che continuavano a far baldorie e derubare tutto e tutti come se nulla fosse cambiato dall'avvento del virus; Gli Artisti che si erano rifugiati tra le mura del Museo Archeologico di Via Foria, un gruppo di esaltati che si beavano di opere d'arte, che sì importanti per il ricordo della nostra antica storia, ma che purtroppo non riusciva a risolvere il problema del virus e del contagio che comunque continua ad uccidere; infine, c'erano loro i Pirati, il gruppo che si era stabilito al molo Beverello occupando una delle navi da crociera ancora attraccate.
Io all'epoca non mi ero schierata o unita a nessun gruppo, cosa volete che faccia una ragazza che ha sempre trascorso la sua infanzia tra le pagine di un libro? Non sapevo come rapportarmi con gli altri ragazzi, ero sola, sola ancora nella casa dei miei genitori, all'epoca una zona residenziale della città che era diventata deserta. Trascorrevo le mie giornate in casa rinchiusa a leggere i miei libri e per il cibo passavo dai vicini e frugavo nelle loro dispense, è incredibile quanto possano essere ricche di cibo le cantine delle famiglie più ricche della città.
Mi ero appartata nella soffitta di casa con una torcia a pile, una bottiglia d'acqua, del cibo sottovuoto, un coltello, un paio di maglie, tutto custodito nel mio zainetto pronta a fuggire al primo pericolo.
Ogni giorno mi recavo alla vecchia libreria di Via Chiaia per recuperare un libro da aggiungere alla mia collezione. Ero sempre molto attenta, cercando di non farmi notare e uscivo in strada solo quando ero sicura che non ci fosse nessuno. Ma quel giorno non fui abbastanza attenta. Pioveva e incurante uscii in strada correndo sotto la pioggia pensando che nessuno sarebbe mai uscito con quel tempo, ma mi sbagliavo di grosso. Marco era lì quando uscii dalla libreria, il capo dei Pirati mi stava aspettando con 4 dei suoi scagnozzi al seguito. Lo sapevo cosa voleva, quello che ha sempre voluto da me, che lo seguissi e diventassi la sua ragazza, il solo fatto che eravamo cresciuti insieme gli faceva pensare di vantare dei diritti, ma non importava dovevo scappare da lui, non potevo andare via coi Pirati, tutti ma non loro, li ho visti con i miei occhi gettare dal ponte chi non rispettava le loro regole e io era una che non le rispettava le regole, soprattutto quando era un prepotente come Marco a comandare.
Due dei suoi ragazzi mi si avvicinarono sballottandomi sotto la pioggia prendendo il mio libro e lanciandolo a terra inzuppandolo d'acqua, fu allora che Marco mi si avvicinò accarezzandomi il viso e trattandomi come una gattina da ammansire, voleva baciarmi, quante volte aveva cercato di incastrarmi a scuola o quando i nostri genitori venivano invitati dai suoi genitori a casa sua, ma in quelle occasioni era sempre riuscita ad evitarlo.
Il bacio però non arrivò mai, Antonio si stava dirigendo verso una delle basi dei Mille quando aveva visto i ragazzi accerchiarmi e anche se da solo era riuscito ad allontanarli.
Antonio, pelle chiara, occhi azzurri e un sorriso capace di scaldare il cuore di una ragazzina impaurita. Fu allora che mi chiese di andare con lui dai Mille, e io accettai.
Mi accompagnò a casa recuperando degli oggetti da cui non volevo separarmi, presi il mio libro preferito, il primo volume di Harry Potter, una foto di me con i miei genitori, la valigetta d'infermiere di mio padre (sarebbe stata comoda in caso di bisogno), il mio maglione preferito e una mazza da baseball per difendermi. Antonio si era raccomandato di prendere l'essenziale quindi dovette lasciare indietro la maggior parte miei ricordi, ma non si diedi per vinta, la vita stava per ricominciare, diversa sì ma mai più impaurita.

Da Mille trovò un gruppo affiatato e ben costruito ognuno aveva il suo compito e presto si trovò a far amicizia con le altre ragazze e ragazzi, con Antonio sempre al suo fianco, quel ragazzo la ammaliava e la sorprendeva di giorno in giorno, premuroso, severo all'occorrenza, ma sempre gentile con lei.
Imparai a fare a meno di tante cose, la musica e il suo lettore CD, la sua collezione di fumetti, la luce di sera per leggere fino a tardi, ma non poteva lamentarsi, dai Mille aveva trovato una nuova famiglia.
Dai Mille imparò non solo a darsi da fare e lavorare ma a trovare la sua occupazione, era una delle “infermiere” ma soprattutto era la contabile, stilava i reperti e le liste delle scorte ma soprattutto teneva il diario del gruppo in cui raccontava come si era svolta la loro giornata.
Ed era proprio quella che aveva fatto: aveva annotato le provvigioni rimaste, i malati, i ragazzi di pattuglia e stava per posare la penna quando sentì Antonio chiamarla:

“Maria dove sei? È pronta la cena.”

 
Se siete state attenti nella lettura vi sarete accorti della presenza di questi quesiti:

- Il nome del gruppo: I Mille

- Il luogo da trasformare nel vostro rifugio: Palazzo Leonetti
Palazzo maestoso in Via Chiaia, caratterizzato da molte stanze con gradi vetrate capace di trattenere il calore in Inverno e far arieggiare le stanze in estate;

-  Dieci oggetti indispensabili che il gruppo dovrà subito procurarsi per la sopravvivenza quotidiana:
Torcia, pile, cibo in scatola, cibo sotto vuoto, vestiti di ricambio, una bottiglia d'acqua, un coltello, medicinali, uno zainetto, un sacco a pelo, una giacca a vento;


- Elenca 5 oggetti che porteresti via con te nel nuovo rifugio dalla tua vecchia casa:
Libro preferito Harry Potter; una mazza da baseball, una fotografia, la valigetta del pronto soccorso, maglione preferito;

- Elenca le 5 cose che in una situazione del genere ti mancherebbero di più del mondo di prima e le 5 di cui non sentiresti per niente la mancanza:
La corrente elettrica, il lettore CD, acqua calda, il telefonino; avere del tempo libero;
Collezione di fumetti, vedere i film in TV, la scuola, un cibo caldo già pronto; star da sola;
 
 
 

Il blogtour prosegue domani su Libri il cibo della mente, ma vi invito a leggere tutte le tappe per non perdere i fantastici lavori che le mie colleghe blogger hanno svolto nella costruzione del gioco My Berlin e a visitare le pagine Berlin e Ragazzi Mondadori dedicate alla serie.
 
 
1° Tappa: 21 Marzo - Scrivere mi piace
2° Tappa: 22 Marzo - Devilishly Stylish
3° Tappa: 23 Marzo - Il colore dei libri
4° Tappa: 24 Marzo - Liber Arcanus
5° Tappa: 25 Marzo - La fenice book
6: Tappa: 26 Marzo - ParanormalBooksLover
7: Tappa: 27 Marzo - L'angolo letterario
8° Tappa: 28 Marzo - Bookish Advisor
9° Tappa: 29 Marzo - Libri Cibo per la mente
 
 
 
- A presto Susi
 
 





10 commenti:

  1. Molto bello il il miniracconto, mi fate venire voglia di saperne di più xD
    E, ovviamente, non vedo l'ora di leggere questo libro *-*

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    1. Grazie! Il libro è molto avvincente! Te lo consiglio :)

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  2. che gran bella recensione, mi fa venire voglia di leggere l'intera saga!

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  3. Questo blogtour mi piace sempre di più, complimenti per il miniracconto veramente bello. Anche io porterei i miei libri di harry potere :-)

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  4. Ciao Susi! Ho letto con molto piacere anche la tua tappa di questo libro! Mi incuriosisce tantissimo e spero di avere la possibilità di leggerlo! In una situazione in cui devo solo cercare di sopravvivere penso che mi mancherebbe da morire il mio telefono, i miei libri, e un bagno caldo con le "Bombe da bagno" della Lush!! Potrei morire senza queste tre cose! E ovviamente mi mancherebbe il cibo della mia mammina!!

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    1. Il cibo della mamma è insuperabile! Ti capisco benissimo!

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