lunedì 7 novembre 2016

Intervista: È solo una storia d'amore di Anna Premoli

Intervista
 
 
 È solo una storia d'amore di Anna Premoli
 
Venerdì scorso la Newton ha offerto ai blogger che collaborano con l'ufficio stampa la possibilità di intervistare Anna Premoli prima della presentazione di È solo una storia d'amore al pubblico e siccome sono rimasta positivamente colpita da un'autrice durante l'incontro a cui ho avuto modo di partecipare che nonostante il tempo contato ho fatto di tutto per essere a Roma ed incontrare una delle autrici che più stimo nel panorama italiano.

 
 
 Cinque anni fa Aidan Tyler ha lasciato New York sul carro dei vincitori, diretto verso il sole e il divertimento della California. Fresco di Premio Pulitzer grazie al suo primo libro, coccolato dalla critica e forte di un notevole numero di copie vendute, era certo che quello fosse solo l’inizio di una luminosa e duratura carriera. Peccato che le cose non stiano andando proprio così: il suo primo libro è rimasto l’unico, l’agente letterario e l’editore gli stanno con il fiato sul collo perché consegni il secondo, per il quale ha già incassato un lauto anticipo. Un romanzo che Aidan proprio non riesce a scrivere. Disperato e a corto di idee, in cerca di ispirazione prova a rientrare nella sua città natale, là dove tutto è iniziato. E sarà proprio a New York che conoscerà Laurel, scrittrice di romanzi rosa molto prolifica. Già, “rosa”: un genere che Aidan disprezza. Perché secondo lui quella è robaccia e non letteratura. E chiunque al giorno d’oggi è capace di scrivere una banale storia d’amore… O no?
  
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  • Com'è stato per te scrivere questo libro?
A me è piaciuto molto e mi è servita anche come riflessione personale sul genere per cui penso di essere arrivata a fine scrittura con più consapevolezza su alcuni aspetti e tematiche del genere rosa.
  • Quanto ti immedesimi nella protagonista?
In genere poco, i miei personaggi sono entità perfettamente distaccate da me, non c'è coinvolgimento particolare con la protagonista, cerco sempre di mantenere un sano distacco sono proprio delle persone a sé stanti. Poi è chiaro che in un libro la voce si sente sempre ripeto non è detto che potrebbe arrivare dall'autore ma da una battuta di un'amica piuttosto che altre cose. Però per me la regola è distanza cioè non scrivere di sé stessi in genere.
 
  • Com'è stato scrivere della storia di due scritture essendo anche tu dell'ambiente?
Pensavo che sarebbe stato strano ma invece non è stato così, senza contare che io non mi sento particolarmente una scrittrice canonica perché ho anche un altro lavoro per cui pensavo che sarebbe stato un pochino più strambo pensare ad abitudini editoriali e cose simili, invece, il processo di scrittura è stato molto fluido, molto naturale tanto che è stata una sorpresa anche per me stessa.
 
  • Con È solo una storia d'amore ritorniamo al Woman Fiction, il vero chick lit, allontanandoci dalle tematiche più forti e difficili dei due libri precedenti. Secondo te in quale genere ti esprimi meglio?
I trentenni sono i protagonista della commedia pura, è la mia voce narrante più naturale. In particolare penso che i personaggi di una certa età mi vengono più naturali a differenza dell'età che ho io perché penso che sono più divertenti da maltrattare. Un ventenne è una persona che è ancora in formazione che ha un'esperienza relativa con davanti uno scenario di possibilità e poi tende a vivere tutto molto seriamente, invece, quando hai 35 anni e già ti sei scottato mille volte, hai già avuto mille esperienze, sei già più chiuso, meno propenso ad aprirti a certe novità che magari potrebbero sconvolgerti la vita affettivo, perché un ventenne è più disposto a lasciarsi andare, il trentenne in genere è già avviato nella sua carriera e se si è scottato dal lato emotivo tendenzialmente non si butta senza paracadute nel momento in cui incontra una persona però penso che proprio per questo motivo è più divertente vedere soccombere queste persone che non sono del tutto preparate ad un incontro simile, per cui a livello di scrittura maltrattare personaggi come Aiden è molto divertente.
 
  • Quindi ti diverti anche tu scrivendo questo genere di libri?
È fondamentale! Se io non mi divertissi non scriverei nel senso che farei altro. Io ho proprio l'esigenza di sghignazzare in certe scene perché se non sghignazzo io non sghignazzeranno neanche le lettrici ed in più in questo modo uno ha sempre la sensazione se una scena funziona o non funziona.
 
  • Dal tuo punto di vista da lettrice leggi più cosa scrivere Aiden o Laurel?
Io leggo tutto. Leggo tutto di qualsiasi genere dal malloppone da economista da suicidio ai libri rosa. Tendenzialmente leggo in Inglese da un sacco di anni un po' per abitudine. Il genere che leggo dipende dal momento: dallo stato d'animo e così via. Il problema è che quando uno ha una vita con un lavoro già molto stressante arrivati alla sera non riesci più di tanto su libri cupi, su tematiche tristi e così via perché magari già ha avuto una giornata abbastanza pesante quindi può avere bisogno di un buon thriller dal ritmo serrato che piuttosto un rosa divertente piuttosto che altre cose ancora. Purtroppo ho imparato che col crescere delle responsabilità professionali cala la voglia di cimentarsi con cose più impegnative e un po' più serie ma proprio perché la quotidianità è già abbastanza cupo di suo. 
 
  • Che parte della giornata dedichi alla scrittura?
La sera o i week end, o ancora le vacanze. Io corro per tutto il giorno tra ufficio, bambino e altri impegni e la sera è il mio momento. È già da un po' di anni che ho abbandonato la televisione e al posto della TV la scrittura per me ha un po' la stessa funzione cioè mi aiuta a svagarmi e a divertirmi: quando scrivo una scena divertente mi sembra di ritornare a respirare, quando uno si diletta è come prendere una nuova boccata d'aria. 
 
  • Già hai pensato al prossimo libro?
Siccome ho delle scadenze finanziarie/lavorative in ballo ho messo per un po' in stand bye e se per la fine dell'anno andrà tutto per il meglio vedrò di organizzare quello che ho seminato. In linea teorica mi piacciono molto le amiche di Laurel, quindi sia Julie che Audrey. All'inizio non ci avevo assolutamente pensato ma poi a conclusione del libro riflettendoci l'idea di vedere come ragiona il mondo su come funziona la vita di una scrittrice non solo di rosa ma anche di romanzi storici sarebbe interessante da indagare.
 
Ancora una volta grazie ad Anna per la sua disponibilità, entusiasmo e gentilezza! Si rivela sempre un piacere chiacchierare con lei delle sue pubblicazioni!
Infine, un grazie anche alla Newton che permette di organizzare incontri indimenticabili come questo!
 

Se siete curiosi qui trovate la mia recensione del romanzo!
 
 
- A presto Susi
 


2 commenti:

  1. Ciao Susi, che meraviglia questo incontro, non mi è dispiaciuto molto non poterci essere... Ad ogni modo, molte delle cose che mi sarebbe piaciuto chiedere ad Anna, sono proprio le stesse a cui hai pensato tu, quindi grazie per la meravigliosa intervista! ❤

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  2. Quanto mi sarebbe piaciuto poter partecipare! Sono felicissima di sapere che Anna potrebbe scrivere anche delle amiche di Laurel <3

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